Purtroppo, per l’ennesima volta siamo costretti a chiedere alla classe politica fino a quando i colleghi dovranno continuare a rischiare la loro vita lavorando in condizioni precarie? Con una sicurezza sempre più al limite e con regole d’ingaggio che non consento più di contenere, contrastare e rendere innocui i tanti personaggi che come unico scopo hanno quello di compiere azioni violente a danno della collettività e degli stessi operatoti di Polizia.
Gli scontri di piazza di Sabato 5 ottobre, già preannunciati nei giorni precedenti, hanno portato nuovamente alla ribalta un sistema che, se gestito in maniera “conservativa”, rischia di mettere seriamente a repentaglio l’incolumità e, talvolta, la vita dei colleghi che seppur volenterosi e preparati ad affrontare il peggio, non hanno al momento tutele idonee, che garantiscano il loro operato e, soprattutto, che garantiscano loro di poter operare adeguatamente e con autorevolezza in un servizio di Ordine Pubblico, così come viene loro insegnato nei corsi di specializzazione e di aggiornamento, dove viene rimarcata la “gestione dello stress” ( e quindi un lavoro mirato sulla psiche) e l’esigenza di porre in essere un’attenzione maniacale nell’effettuazione di tecniche mirate al rispetto delle leggi e dell’incolumità personale e di coloro che, come previsto dalla nostra Costituzione, hanno il diritto di manifestare pacificamente come recita la Costituzione. (Pacificamente appunto.)
Allora, se invece i principi fondanti della Costituzione vengono stravolti e le manifestazioni pacifiche e non violente si trasformano in vere e proprie guerriglie urbane, viene da domandarsi a cosa serva lo spendere tutti queste risorse della collettività per formare personale altamente specializzato se leggi e regole d’ingaggio valgono solo per gli operatori di polizia costretti a subire, in maniera indecente e criminale, la furia distruttiva di delinquenti che, liberamente, si permettono di devastare città ed aggredire, con violenza inaudita, gli Operatori di polizia, tra cui la componente dei Baschi Verdi della Guardia di Finanza, chiamata a concorrere alla salvaguardia dell’ordine pubblico.
Quanto, ancora, bisognerà attendere, affinché lo Stato fornisca leggi più stringenti e nuove regole di ingaggio agli operatori chiamati a svolgere questi peculiari servizi a garanzia della sicurezza pubblica e anche di coloro che vogliono manifestare il proprio pensiero ed esternare le idee democraticamente e pacificamente?
Il SIAF (Sindacato Italiano Autonomo Finanzieri) chiede risposte concrete dallo Stato, in nome di tutti quei colleghi Baschi Verdi che, giornalmente, mettono a repentaglio la propria vita, insieme ai colleghi delle altre Forze di Polizia, per difendere quelle libertà costituite per le quali hanno prestato giuramento e spesso rischiano la propria vita.
Inoltre, sembra che le Amministrazioni dei Comparti Sicurezza, tra cui la Guardia di Finanza, dimentichino che, per affrontare le molteplici situazioni di Ordine e Sicurezza Pubblica, ormai da anni sempre più numerose, difficili e pericolose, c’è bisogno di più personale, soprattutto specializzato e, a tal proposito, per ciò che concerne la Guardia di Finanza, il Comparto At.P.I.(Antiterrorismo Pronto Impiego), negli ultimi tempi ha visto il moltiplicarsi degli impieghi richiesti, rispetto agli anni passati, con numeri di uomini di gran lunga insufficienti a garantire la sicurezza degli stessi operatori, ma anche in termini di qualità del lavoro svolto (adeguate turnazioni, riposi, licenze, etc.etc).
Le continue rivolte nei CPR (Centri Permanenti di Rimpatrio), inoltre, dove quasi giornalmente si sentono notizie di ferimenti di colleghi da parte di stranieri in attesa di rimpatrio, che si trasformano spesso in criminali, il ripristino dei controlli alle frontiere a seguito della sospensione del trattato di Schengen, nonché gli innumerevoli servizi di Ordine Pubblico, così come quello richiesto sabato 5 ottobre, “pro Palestina” che ha visto diversi colleghi costretti a dare un “contributo di sangue” a delinquenti senza scrupoli , portano il SIAF, che al suo interno vanta numerosi iscritti della componente specialistica Atpi, a chiedere a gran voce, un ulteriore sforzo da parte della Guardia di Finanza affinché, tra l’altro, possa aumentare il numero di militari At.P.I. da reclutare, al fine di poter rafforzare la peculiare componente specialistica su tutto il territorio nazionale, anche alla luce dei crescenti fenomeni sociali che spesso sfociano in azioni violente.
Si ritiene necessario, peraltro, rafforzare le tutele degli operatori, con equipaggiamenti maggiormente idonei e performanti, ma soprattutto con una formazione interforze, in modo tale da poter lavorare maggiormente in simbiosi con le altre Forze di Polizia, ” parlando la stessa lingua”.
Cristiano Federici – Segretario Nazionale SIAF e Responsabile Nazionale Comparto ATPI