Se non si cambia registro nella concessione delle ricompense di ordine morale, che in tanti all’interno del Corpo ormai le definiscono “farlocche”, perché concesse per motivazioni non straordinarie e per lo più in settori non operativi, si recupera il vero significato della ricompensa morale e si aggiusta il tiro su a chi e quando concederla, ovviamente con criteri più oggettivi e con maggiore trasparenza sui premi in denaro concessi al personale accertatore e ai meritevoli, si continuerà ad aumentare il divario tra il personale e la dirigenza e si incrinerà ancora di più lo spirito di Corpo che deve essere il legante in Organizzazioni così peculiari e strategiche per uno Stato democratico.
L’iniziativa della concessione dei primi ai meritevoli, così come rimodulata nell’ultimo anno, al fine di rendere più attinente e significative le finalità e gli importi erogabili, infatti, se da un lato ha dato più senso logico e consistenza in termini economici, dall’altro ha creato malcontento tra il personale a causa della mancanza di criteri oggettivi predefiniti per individuare i meritevoli.
Ciò si traduce in una forte discrezionalità dei dirigenti, data anche l’ assenza di una previsione che permetta a coloro che rappresentano il personale di poter operare una verifica/bilanciamento degli interessi collettivi e un minimo di accertamento del possesso di reali requisiti.
Un minimo di discrezionalità va bene, anche perché può costituire anche uno strumento proficuo di gestione delle risorse umane (siamo in grado di metterci anche nei panni della dirigenza), tuttavia quando la stessa diventa troppo ampia o assoluta, invece, si rischia sempre di scivolare in storture e degenerazioni che, inevitabilmente, minano il clima delle organizzazioni.
Nella psicologia delle organizzazioni, infatti, per quanto concerne il clima organizzativo degli ambienti di lavoro, l’esatta e corretta concessione/riconoscimento di attività premiali, che siano esse in termini economici, di carriera o meramente simboliche, di ordine morale, costituiscono un elemento fondamentale sotto la sfera motivazionale del personale.
Una corretta gestione delle cosiddette “ricompense morali”, infatti, possono costituire, in ogni organizzazione, il valore aggiunto o un danno per i singoli e per la qualità dell’intero processo lavorativo e quindi della performance, se attribuite con motivazioni labili, di soppiatto o in modo non propriamente attinente.
Il personale del Corpo, da tempo, rivendica a gran voce, di voltare pagina sulla concessione degli encomi e degli elogi e recuperare le finalità per le quali sono state istituite, nonché di dare pubblicità, su un’ apposita area di Iride, dei nominativi di coloro che hanno ricevuto i premi.
In altre parole, la stragrande maggioranza del personale che non percepisce il premio, deve essere messo nelle condizioni di poter sapere chi sono i meritevoli, condividere e accettare intimamente che qualcun altro sia stato riconosciuto più meritevole e considerarlo pacificamente e convintamente tale, anche prendendo atto delle motivazioni che sottendono a tali scelte.
Eliseo Taverna – Legale Rappresentate SIAF